Sito archeominerario di Calcaferro

E chi lo sapeva che un posto magico come Calcaferro se ne stesse nascosto a nemmeno 1 ora di macchina da casa mia?
Nascosto è il termine più adeguato per descriverlo.
Abbarbicato sulle Alpi Apuane, poco distante dal paesino di Stazzema, giace, celato agli sguardi e al turismo di massa, un piccolo gioiello di archeologia mineraria.
Non ne avevo mai sentito parlare, ma un ragazzo incontrato su un forum di fotografia, conoscendo la mia passione per i luoghi singolari mi ha detto:

“Perchè non vai a Calcaferro? Sono sicuro che ti piacerebbe!”

Non si sbagliava affatto!


Calcaferro per me è un LUOGO DEL CUORE, come l’Acquedotto Leopoldino o le Parole d’Oro.
Quei luoghi che continuano a chiamarti, e nonostante tu ci sia già stata innumerevoli volte, il desiderio di visitarli è sempre fortissimo.
E vuoi vederli in estate perchè la vegetazione è lussureggiante, e in inverno perchè brulli e misteriosi, quando c’è il sole perchè c’è più luce per fare foto o appena ha piovuto perchè speri che ci sia un po’ di nebbiolina.
C’è sempre una ragione per far ritorno in un luogo del cuore.

LA MAGIA DI CALCAFERRO

Calcaferro è situato nel piccolo paesino di Mulina, subito poco più in alto di Stazzema.
Un paesino che ridefinisce il significato di “abitare in culo ai lupi”
Vestitevi pesanti, anche se da voi fanno 30 gradi.
A Calfaferro c’è sempre vento, umido, bagnato e odore di muschio.
Un k-way è caldamente consigliato.

Salendo su per l’unica stradina di Mulina, la prima volta, ti chiedi dove stai per andare a finire.
La strada è stretta, riesce a passare una macchina per volta, speri di non incontrare nessuno che scenda nell’altro senso di marcia.
Non accadrà.
La strada finisce bruscamente dentro la montagna.
Un paio di sparute e solitarie casette sono l’ultimo segno di civiltà prima che la strada asfaltata diventi sterrata e si inoltri nel ventre dalla montagna, scavato a mano, da esperti minatori.
Non sai cosa ti aspetterà dall’altra parte, trattieni il fiato.
Cammini dentro la grotta, la sua oscurità ti risucchia, senti il pavimento bagnato sotto ai piedi, i tuoi occhi cominciano ad adattarsi al buio, quando improssivamente…

LUCE

Calcaferro

C’è un’uscita dall’altro lato del tunnel, una forte luce ti abbaglia, dopo che i tuoi occhi si erano abituati all’oscurità.
Non riesci a mettere a fuoco niente per qualche istante, poi cominci a scorgere un muretto, delle felci, folta vegetazione intricata.
Più ti avvicini, più senti lo scorrere dell’acqua, fragoroso.
Passi l’arco oscuro che ancora ti separa dall’uscita e improvvisamente sei di là.

Calcaferro

In un altro mondo.
Un’altra epoca.
Ti trovi come catapultato in un’altra dimensione.
Il XXI secolo sembra non esistere più, con i suoi rumori e i suoi odori.
Il cellulare non ha più campo.

Guardi indietro, la grotta è ancora lì, ma non riesci a vederne l’uscita.
Ti chiedi se davvero potrai tornare indietro alla civiltà…

Il rumore dell’acqua è assordante, ti affacci oltre il muretto e vedi un ruscello scorrere indaffarato e creare piccole cascate tra le pietre sconnesse.

Calcaferro

Vedi qualcosa volare intorno a te.
Ma non sta volando.
Sta DANZANDO.
Pensi che siano libellule, guardi meglio, ma sono dei piccoli insetti con code lunghissime che si librano intorno a te al ritmo della melodia dei flutti.
Ti stanno dando il benvenuto.

DOVE SONO FINITA?
QUESTO POSTO E’ REALE?
STO FORSE SOGNANDO?

Sono tutte domande che si affollano nella tua mente, mentre decidi di andare avanti e scoprire cos’altro ti aspetta.
La strada procede costeggiando il piccolo torrente impetuoso, che ti farà compagnia per il resto del viaggio.
Incontri un ponte reclamato dalla vegetazione, poi inizi a scorgere in lontananza delle case, ormai diventate un tutt’uno con l’ambiente circostante.

Calcaferro

La natura ha reclamato il suo dominio sulle loro stanche vestigia.
Fronde e alberi hanno sfondato i tetti, felci e rampicanti invaso le stanze disabitate, freschi muschi soffici e pelosetti ricoprono le antiche pietre a secco con cui sono costruiti gli edifici.

Calcaferro

Prosegui, la strada inizia a salire, un po’ a gradini, un po’ a pietre sconnesse, il rumore dell’acqua ti accompagna ancora, e così le cascate che si fanno sempre più frequenti.

Ne scorgi una che scende direttamente dalla montagna, e poi si raccoglie in un piccolo ruscelletto che scorre sotto i tuoi piedi e infine si tuffa nel torrente maggiore, unendosi ad altre piccole cascate rumoreggianti, che faranno da colonna sonora per tutta la visita a Calcaferro.

Tra le acque, mimetizzata tra la vegetazione e lo scorrere costante, puoi anche scorgere qualche rovina delle vecchie costruzioni.
Travi, pilasti portanti, blocchi di pietra su cui è nato un piccolo ecosistema di felci e piante rampicanti.
La natura sa adattarsi perfettamente agli stimoli esterni, a tutto quello che può essere considerato un fattore di disturbo.
Invece che scacciarlo, lo conquista, se ne appropria, lo fa suo.

Calcaferro

Inizi a scorgere altri edifici, e le stradine tra di loro si fanno strette, buie, impenetrabili.
Stai entrando nel cuore del piccolo paesino minerario di Calcaferro, 5 case, forse 7 in tutto. Le puoi contare sulle dita delle mani.
L’odore di muschio ti inebria, si mescola a quello della terra smossa dai tuoi piedi, e decenni di umidità e incuria.
Odore di ferro vecchio, lasciato a marcire all’aperto, sotto anni di piogge battenti e continue.

Calcaferro

Non sai nemmeno più dove guardare, cosa fotografare.
Sono così tante le cose che attirano il tuo sguardo, i rumori della natura, il profumo dei fiori che si mescola con l’odore acre di marcescenza.
Devi fermarti un attimo a raccogliere le idee, prima che tutto questo ti sopraffaccia.

Cerchi di riguadagnare un po’ di lucidità e cominci a scorgere qualche cartello.

EDIFICI PERICOLANTI, VIETATO ENTRARE

Calcaferro
Calcaferro

Calcaferro era un sito minerario, dove si produceva soprattutto polvere da sparo.
Alcuni degli edifici rimasti in piedi sono la teleferica, il polverificio e il miccificio.
Giuro che ogni volta che leggo miccificio mi viene da ridere perchè mi immagino una fabbrica di “micci” che in toscana significa asini.

Si può sbirciare dentro agli edifici, ma non è consigliato entrare, si rischia di farsi male.
Ci sono pezzi di tetto che penzolano, lamiere accartocciate, travi in equilibrio precario, pietre pericolanti.

Questi edifici malmessi si ergono ancora in piedi, sfidando il tempo e le intemperie, ormai senza porte e finestre.
Assomigliano ad austere e antiche facce con occhi vacui, che ti osservano e ti giudicano, tu straniero in questo luogo antico e di silenzio.

Calcaferro

All’interno, e tra le strette stradine che serpeggiano tra gli edifici, è possibile scorgere ancora i resti – alcuni impressionantemente ben conservati – di vecchi strumenti di lavoro, ruote, ingranaggi, carretti, pezzi delle vecchie pale del mulino.
Tutti rigorosamente ricoperti da generosi strati di polvere o muschio.
Immobili da più di 50 anni, sembrano quasi pronti a rimettersi magicamente in moto, da un istante all’altro.

Il paesino si articola su più livelli, non sempre tutto è raggiungibile.
Un po’ per la scivolosità del terreno, un po’ per la scarsa manutenzione.
L’ultima volta che siamo stati lì la zona era stata minuziosamente ripulita dalla vegetazione e un’area sovrastante il primo abitato era raggiungibile a piedi.
Bisogna stare però molto attenti, perchè il terreno è sempre scivoloso per una combinazione di muschio, felci e acqua che vi scorre direttamente sotto le suole.

Si incontrano varie biforcazioni, da un lato si giunge addirittura ad una casa ABITATA!
Sì avete letto bene.
Per gli amanti della Privacy con la P maiuscola, nel piccolo paesino di Calcaferro esiste una casa tutt’oggi abitata e raggiungibile solo a piedi, dopo una discreta e faticosa salita.
Ma non invidio affatto i proprietari quando devono portare su le borse della spesa!

Proseguendo invece si raggiungerà il paesino vero e proprio, oppure attraversando il ponte sul fiume si potrà guadagnare l’altro versante dello stretto bacino fluviale in cui Calcaferro è situato, da cui avrete una bella vista sull’abitato.

Il ponte sul torrente è purtroppo moderno, in ferro, da cui potete ammirare – sotto ai vostri piedi – lo scorrere dell’acqua.
Se soffrite di vertigini sarà un’ esperienza coinvolgente.
Devo confessarvi che credevo di soffrire di vertigini.
Ma dopo aver scalato – passatemi il termine ma in alcuni casi è veramente appropriato – antiche torri e campanili ed essermi ritrovata sulla cima senza balaustra o protezioni, bhe…ho dovuto ricredermi!

Proseguendo in questa direzione, troverete anche un paio di grotte dove venivano estratti i minerali.
Ad un certo punto la via era chiusa dalla troppa vegetazione e qualche piccola frana, abbiamo dovuto fermarci e tornare indietro.
Questi sono piccoli inconvenienti che bisogna mettere in conto quando si visitano luoghi abbandonati ed incolti, ed è per questo che spesso mi piace tornarci, perchè le situazioni possono cambiare nel tempo (nel bene o nel male).

IL RITORNO A CASA

Calcaferro

Passano i minuti, le ore, e nemmeno te ne accorgi.
Cammini tra le rovine di questo posto affascinante dove il tempo sembra essersi fermato, ma poi guardi l’orologio e ti accorgi tristemente che il tempo invece scorre ancora.
E’ l’ora di tornare a casa.
Tra poco farà buio e non è il caso indugiare oltre, in mezzo ad una insenatura tra le montagne, dove la luce cala velocemente, con il terreno scivoloso e molti metri da fare in discesa prima di tornare alla macchina.
Con la testa piena di pensieri ti avvi verso la grotta, quel tunnel che ti separa dalla civiltà.
E’ un processo inverso.
Questa volta non ti attrae dolcemente, ma ti sputa fuori con violenza, verso il caos, verso i rumori della vita quotidiana, verso l’odore di gas di scarico.

Quella grotta è come un cancello magico, uno spartiacque tra due mondi che mai si toccheranno.
E io non vedo l’ora di poterlo attraversare di nuovo.
Nella speranza che quel mondo incontaminato, sopravviva per molto, molto ancora.

Calcaferro

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